martedì 31 dicembre 2013


LA FEDE AI TEMPI DEL COLERA

La Fede, almeno di nome, la conosciamo tutti, il tempo del colera, e mi perdoni G. G. Marquez per il plagio, è riferito ai giorni nostri, giorni di crisi, di povertà incipiente, anzi di carestia imminente per molti, per troppi, provocata non da una penuria di beni ma da una moderna pestilenza.
Se la fede fosse un sentimento ancora forte e diffuso le Chiese oggi traboccherebbero di fedeli intenti ad invocare il Signore perché faccia cessare il flagello che ci tormenta. Ma nulla di tutto ciò accade e le folle, se si radunano, lo fanno sotto i palazzi istituzionali i cui inquilini invero, nulla possono per alleviare le loro sofferenze, giacche queste provengono da più lontano e da menti ben più raffinate a cui essi si sono ormai da alcuni decenni venduti.
L’uomo, in realtà, nel corso di secoli è quasi sempre stato sottomesso

sabato 28 dicembre 2013

ANNO 2033, ITALIA, CANTONE EUROPEO – CRONACHE DALL'ITALIA RISANATA

Siamo stati selezionati per assistere alla prima del film  “Il Trionfo della Volontà” che inaugura la mostra del cinema di Roma, evento centrale delle celebrazioni per il decimo anniversario della fondazione dell’Unione Federale Europea, di cui il Cantone Italiano è orgoglioso di far parte.  
Il lungometraggio è un documentario che descrive la nuova Società sorta sulle ceneri di quella spazzata via dalla grande crisi economica di inizio secolo e ha per protagonisti persone comuni prese dalla strada. Molti tra quelli presenti in sala si riconoscono nelle immagini proiettate sullo schermo e ne sono compiaciuti e lusingati, felici di avere vissuto quel meritato momento di celebrità. Alla fine del primo tempo una voce fuori campo, con garbo e ferma cortesia, da un annuncio inatteso: dopo la proiezione il rientro a casa per gli spettatori non sarà consentito.

giovedì 26 dicembre 2013

RIFLESSIONE POST-FEMMINISTA SU DONNE, BELLEZZA E POLITICA

Le donne in politica, fino a qualche tempo fa, si erano spesso distinte ma mai, tranne rarissime eccezioni,  per gli aspetti in realtà più apprezzati dagli uomini.
Alcuni esempi più datati, infatti, rispondono ai nomi di Emma Bonino, Nilde Iotti, Lina Merlin, Tina Anselmi, che sono stati si personaggi di spicco ma mai per fattori legati al loro aspetto. Erano donne preparate, impegnate, competenti e con ideali molto forti e radicati, a volte condivisibili a volte no.
Poi è arrivato Berlusconi e grazie alla fondamentale comunanza di intenti con l’Opposizione, tale di  nome ma non di fatto,  abbiamo assistito a una totale deregulation che ha coinvolto tutti gli aspetti della vita pubblica e che ha visto il Parlamentare sia di destra che di sinistra, avere un peso politico decrescente e poi nullo dopo il varo del ‘Porcellum'?
Il riferimento con il territorio è scomparso ed è rimasta solo la sudditanza al padrone del partito, proprietario di fatto come il Cavaliere,

domenica 15 dicembre 2013

Cultura, Ferocia e Pulizia Etica - “In memoria di Ovidio” questo sconosciuto

Con la Cultura non si mangia, e questo è falso e anche facilmente dimostrabile, basti pensare ai reperti di Pompei che fruttano milioni a Londra e polemiche in Italia; punto!
Ma perdita della cultura significa soprattutto perdita dell’umanità.
Ovidio ne “L’arte di amare” diceva: “l’avere appreso fedelmente le belle arti, ammorbidisce i costumi e non consente che essi siano feroci”
La cultura, secondo Ovidio e i latini, era l’elemento discriminante tra le persone civili e i barbari primitivi.
Abbiamo dimenticato questo insegnamento e stravolto i nostri valori anzi li abbiamo distrutti, nel senso che non ne coltiviamo alcuno.  E fatalmente abbiamo messo a nudo gli aspetti deteriori dell’essere umano, quelli più distruttivi e insani che non ci permettono ne di vivere integrati con le altre specie animali e con l’ambiente, pur essendo noi stessi animali, ne di innalzarci a vette di eccellenza quali pure la mutazione genetica subita dal nostro cervello, caratteristica principale della nostra specie, ci permetterebbe di fare.

domenica 8 dicembre 2013

GALILEO, LORENZO IL MAGNIFICO E IL MICROCOSMO KEYNESIANO

Per molti secoli siamo stati convinti che la che la terra fosse piatta e solo di recente ci siamo resi conto che era una stupidaggine.
Galileo, ai suoi tempi, non era visto tanto di buon occhio; nella migliore delle ipotesi era considerato un visionario, nella peggiore un eretico da bruciare.
L'uomo è fatto così, ha difficoltà ad abbandonare le sue credenze, per quanto assurde esse si siano dimostrate, perché sono delle abitudini, dei modi di vivere, una sorta di dipendenza.
Ecco perché la dottrina Keynesiana, viene misconosciuta, pur essendo non solo applicabile, come dimostrato in varie contingenze storiche, a partire dalla crisi del "29 fino all'Italia della lira, ma anche estremamente rivoluzionaria, perché permetterebbe all'uomo di liberarsi dalla schiavitù indotta dell'economia della precarietà e della carenza, corollari inseparabili dell'economia neoliberista oggi dominante.
Se, come postula Keynes, i bisogni primari: lavoro, casa, salute, fossero garantiti dallo Stato, saremmo nuovamente in grado di coltivare le caratteristiche migliori della specie umana a discapito delle peggiori che invece oggi prevalgono: avidità, egoismo, crudeltà, invidia.

venerdì 12 aprile 2013

ESCLUSIVA Il M5S occupa il Parlamento: vi sveliamo le vere ragioni della protesta


Oggi è il venticinquesimo giorno di occupazione delle aule Parlamentari da parte di Onorevoli e Senatori del Movimento Cinque Stelle e siamo finalmente riusciti a documentare le vere ragioni della protesta essendo entrati in possesso del resoconto dell’incontro svoltosi tra il Presidente del Consiglio incaricato, Onorevole Bersani, e i Portavoce del Movimento 5 Stelle, Crimi e Lombardi, all'indomani del quale è partita la protesta dei parlamentari a cinque stelle. La trasmissione streaming dell'incontro, infatti, era stata hackerata da tecnici del PD  e le voci sostituite per mascherare il contenuto reale delle proposte del Movimento.
Di seguito pubblichiamo la trascrizione dell’intervento del Senatore Crimi dopo l’introduzione di Bersani.

CRIMI –  Grazie Segretario Bersani, vado ad esporle la posizione del Movimento Cinque Stelle

mercoledì 3 aprile 2013

Il Movimento 5 Stelle e la Politica Economica

Faccio una premessa. A mio parere, la politica economica, a prescindere da chi la porta avanti, l'Esecutivo o il Parlamento, caratterizza il 95 % di tutta l'azione di governo.
Partendo da questo presupposto duole constatare che il M5S palesa ancora una visone nebulosa della situazione economica Italiana e sopratutto degli strumenti necessari ad affrontarla.  Di conseguenza il M5S è stato e verrà di volta in volta coinvolto in scelte alla "meno peggio" che nulla hanno di risolutivo e spesso sono rimedi peggiori del male che vorrebbero curare. La risoluzione per il pagamento delle PMI ne è un esempio in quanto non fornisce una soluzione strutturale, risolutiva e permanente della problematica di Spesa dello Stato Democratico. Si tratta una dazione una tantum che non risolve il problema, probabilmente favorirà solo alcuni privilegiati e aggraverà ulteriormente la situazione dei conti pubblici. Ossia aggraverà il male che vorrebbe curare.

lunedì 1 aprile 2013

Lettera aperta al Sindaco dell'Aquila Massimo Cialente


LETTERA APERTA AL SINDACO DELL’AQUILA 

MASSIMO CIALENTE


Buongiorno Sig. Sindaco Cialente,
Mi riferisco al suo appello di oggi, 1 aprile 2013, che denuncia l’abbandono e l’indifferenza dello Stato Italiano ovvero dei Governi che hanno gestito l’emergenza del terremoto nella sua Città.
Sono un Lucano e ho vissuto l’esperienza del sisma in Irpinia e Basilicata del 1980. Allora a gestire la crisi furono Governi a guida Democristiana con personaggi di cui non ho maggiore stima di quanto ne abbia per gli attuali Leader Politici. Come lei certo sa, c’è stata comunque una differenza abissale tra l’azione dello Stato Italiano all’indomani del sisma del 1980 e quella che lei ha vissuto sulla sua pelle all’indomani del sisma dell’Aquila. Vorrei mandarle un messaggio e un’esortazione perché lei è, in questo momento, sicuramente più sensibile e ricettivo rispetto alla media dei Politici Italiani.

venerdì 29 marzo 2013

Lettera a Civati e al PD


Bersani ha cercato la convergenza con il M5S! Legittimo e corretto ma ha dimenticato le problematiche fondamentali che impediscono una convergenza.
Il PD ha sponsorizzato da anni e e ancor più durante il Governo Monti e la campagna elettorale le politiche di austerità Europee spacciandole come uniche e giuste. Il disastro dell'Eurozona è evidente e i risultati delle politiche di Austerità anche. 
Di più, il PD ha votato e fatto approvare il Fiscal Compact ovvero una legge che condiziona e determinerà in modo devastante qualunque Governo futuro e ci condannerà, se applicata, a decenni di austerità e alla distruzione totale dell'Italia, delle sue aziende e del suo benessere (siamo già a buon punto). Con questi presupposti il PD si pone assolutamente sullo stesso piano del PDL e di Monti senza alcuna differenza effettiva dal punto di vista politico e di strategia di Governo e della politica economica in particolare che poi costituisce il 95% dell'azione di un Governo. Le differenze paventate da Civati e altri esponenti del PD riguardano aspetti che purtroppo nelle cose che contano sono del tutto marginali.

mercoledì 6 febbraio 2013


Capitolo 2 - Gli Illuministi

Passarono molti giorni e la vita nel regno sembrava tornata a scorrere felice e tranquilla. Il sole scaldava ancora le pareti del castello ma nell’aria si avvertivano i primi sentori dell’inverno pronto ad avvolgere, nelle sue spire gelide, il mondo tutto intorno.
Il fumo proveniente dalle tazze ricolme di tè appariva denso e compatto al chiarore della tenue luce del mattino. Il Principe e il Gran Ciambellano seduti nella terrazza del castello, sorseggiavano la bevanda in silenzio, sullo sfondo delle colline biancheggianti di brina notturna, resistente ai tiepidi raggi del sole autunnale;
-          A volte, caro amico, temo di averle concesso troppa autonomia in questi anni.
-          Perché mi fa notare questo Signore?
Il Gran Ciambellano non si scompose, era abituato alle provocazioni del Principe.
-          Mi giungono voci di disordini e proteste non ancora sedate e mi chiedevo chi ne fosse responsabile?
-          Abbia pazienza Signore, sono ancora quei ragazzi. Gli Illuministi. Sono giovani e irrequieti.
-          Ma non li avevamo uccisi tutti?
-          Sì Padrone, ma prima di morire avevano messo in giro degli scritti.  Qualcuno li avrà letti e adesso gli Illuministi sono più di prima!
-          Lo dicevo io che insegnare ai giovani a leggere e scrivere era un errore. Si ricordi, Gran Ciambellano, l’istruzione è un lusso, dovrebbe essere concessa solo a chi se la può permettere.
Ai sudditi porta solo dolore e inutili preoccupazioni.
-          Ne convengo Padrone.
-          E lo credo! Adesso ci toccherà ucciderne molti di più.
-          Mi spiace che la cosa la rattristi Padrone.
-           Certo che mi rattrista, si tratta di manodopera specializzata! Ha idea di quanto mi costerà doverla rimpiazzare?
Il Gran Ciambellano uscì dall’incontro pensieroso. Ancora una volta il suo ufficio lo obbligava ad accollarsi il peso di compiti oltremodo sgradevoli. Non che avesse problemi a mandare a morte quei facinorosi, ma lo indispettiva doverlo fare a causa della loro stupidità. Se fossero stati spinti dall’ambizione di arricchirsi, piuttosto che dalla lussuria, o meglio, com’era più naturale, dalla sete di potere, lo avrebbe capito, ma farsi ammazzare per l’assurda pretesa di credersi uguali al Principe, di essere liberi e indipendenti, non riusciva a concepirlo. Era contro natura.
Inoltre aveva la sensazione che quello fosse solo l’inizio. Non fu sorpreso, infatti, tempo dopo, di essere nuovamente convocato d’urgenza, a riferire della situazione dell’ordine pubblico divenuta ormai insostenibile.
Arrivò al calar della notte. Il castello appariva lugubre e silenzioso. Le stanze del Principe erano le uniche illuminate. Il viso del nobiluomo era turbato e la sua espressione non mutò quando vide il Gran Ciambellano vestito con corazza, spada ed elmo invece dei tradizionali e comodi abiti di sartoria;
-          Allora? Gran Ciambellano, perché non si riesce più a governare in pace questo paese? Ho notizie di tumulti in tutto il regno. Che cosa stiamo facendo? Non ne abbiamo ammazzati abbastanza?
-          Se è per quello, Padrone, abbiamo assunto due aiutanti al boia. Lavorano ventiquattro ore su ventiquattro, sabato e domenica compresi, per smaltire tutto il lavoro arretrato.
-          E allora? Perché non siete ancora riusciti a ristabilire l’ordine?
-          Vede Padrone, per uno che ne uccidiamo altri due prendono il suo posto. Sembrano non finire mai e non c’è modo di farli desistere.
-          Ma come è possibile?
-          La gente è esasperata Padrone, ha fame!
-          E quale sarebbe la novità? Il Popolo ha sempre avuto fame. Se ha fame, lavora meglio e non si lamenta della fatica. S’immagini se quelli lavorerebbero a stomaco pieno!
-          Certo Padrone, ma adesso credono in queste nuove idee. Siccome sono loro a lavorare, vogliono che il raccolto, prima di essere conferito ai vostri magazzini, debba essere usato per sfamare il Popolo. Sono convinti che tutti gli uomini siano uguali e abbiano uguali diritti. Sono pronti a morire per questo!
-          Bene allora, accontentiamoli. Li faccia passare tutti per le armi!
-          Io vorrei Padrone, mi creda, ma quelli adesso hanno imbracciato i forconi e stanno macellando le guardie che avevamo mandato ad arrestarli.
-          Davvero?
-          Sì Padrone e credo che sia meglio, per la sua incolumità, scappare e nascondersi, prima che riescano a entrare a palazzo.
Per fortuna il Gran Ciambellano era un uomo previdente e prima di recarsi al castello aveva minuziosamente preparato un piano di fuga per il Principe e ovviamente per sé. La situazione, ormai sfuggita di mano, non offriva alternative se non quella di nascondersi e aspettare tempi migliori.
Si rifugiarono in una delle numerose residenze del Principe, una villa favolosa in cima a una scogliera a picco sul mare. Nessuno conosceva l’identità del vero proprietario. Si credeva appartenesse a un’antica famiglia di nobili decaduti. Lì nessuno sarebbe andato a cercarli e avrebbero avuto il tempo di esaminare la situazione e studiare il modo per venirne fuori.

Rilancio uno splendido e profondo articolo di Stefano Di Cori Modigliani sulla vicenda dell'Argentina e sullo scontro con il FMI evidenziato dalle dure prese di posizione di due Christine la Kirchner "Presidenta" dell'Argentina e la Lagarde a capo del Fondo Monetariop Internazionale.
http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2013/02/berlusconi-e-la-spagna-affondano.html

sabato 2 febbraio 2013


Capitolo 1 "Il Principe"



C’era una volta, tanto tempo fa, un Principe che viveva in un magnifico castello costruito su una collina ai margini di un grande lago. Dalle finestre si poteva ammirare la vallata lussureggiante tutto intorno, estesa fino a confondersi in lontananza con la linea frastagliata dell’orizzonte.
Il Principe, ai pochi sudditi cui era concesso il privilegio di vederlo, appariva sempre giovane e bello, come nei primi anni del regno. Amava indossare abiti informali, discreti, forse inadeguati al suo rango, tuniche di pura seta coperte da mantelli ornati di zibellino e fregi in oro zecchino, sul capo una semplice corona tempestata di smeraldi.
Non tollerava l’inutile ostentazione.
Regnava su tutte le terre che andavano dalle montagne fino al mare. Tutte le case, i poderi, ogni cosa, fino a perdita d’occhio, erano sue. Aveva potere di vita e di morte sui sudditi e, magnanimo, gli concedeva di vivere dignitosamente, donandogli il cinque per cento dei frutti del loro lavoro. Pensate, ogni suddito lavorava non meno di quindici ore al giorno tutti i giorni della settimana e, se godeva di buona salute ed evitava di morire troppo giovane, aveva di che mantenere dignitosamente la propria famiglia. Anche ai fanciulli, del resto, concedeva di lavorare fin da piccoli, e  per ricompensa tutte le sere li aspettava un ricco piatto di minestra calda e un tozzo di pane. Un difetto del Principe era senz’altro l’innata bontà d’animo verso i sudditi.  Con riluttanza li mandava a morte quando, uno o due volte l’anno, era tradizione impiccarne qualcuno con un pretesto, solo per ricordare a tutti chi fosse il Padrone.
La vita nel castello scorreva tranquilla. A volte esaltante, in occasione delle feste e dei balli sfarzosi, altre noiosa, quando gli impegni di governo si facevano pressanti. Il Principe si era sposato, ancora adolescente, con una giovinetta di buona famiglia entrata nelle grazie dei suoi genitori. Ella, per combinazione, era anche la figlia primogenita della più ricca famiglia di imprenditori del regno, attivi in molti campi ma sopratutto in quello dell’acciaio e delle materie prime.
Il matrimonio era stato allietato dalla nascita di due figli, un maschio e una femmina, divenuti da subito, al di là delle ricchezze e del potere, il vero tesoro di mamma e papà.
Col passare del tempo e i sopraggiunti impegni di governo, all’indomani della scomparsa del padre, il Principe non poteva concedere molto tempo alla consorte e alla prole. Gran parte della giornata doveva dedicarla a noiose faccende amministrative  in compagnia del suo collaboratore più fidato, il Gran Ciambellano.
Costui proveniva da una modesta famiglia di contabili e si era costruito una luminosa carriera grazie alla brillante intelligenza, all’enorme preparazione e all’assoluta fedeltà al suo Signore e Padrone. 
In breve era divenuto il consigliere più influente, distinguendosi per astuzia e ingegno. A lui il Principe riservava attenzioni particolari e ne ascoltava sempre le opinioni e i suggerimenti, affidandogli i compiti più delicati e riservati.
Una mattina di primavera il Principe e il Gran Ciambellano si trovavano, come accadeva spesso, sulla terrazza principale del castello. Da lì si potevano ammirare il lago, dalla superficie specchiata, su cui si riflettevano le chiome degli alberi, le colline, dai colori cangianti secondo i capricci del sole, il fiume, illuminato dai riflessi argentati, che attraversava con movimenti sinuosi la vallata.
Il maggiordomo stava servendo il tè mentre il sole scaldava, con i primi, delicati raggi del mattino, le pareti del castello;
-          Mi dica Gran Ciambellano, mio fedele amico, perché tarda a riferirmi dei disordini scoppiati in alcune città del regno?
-          Maestà, sono piccolezze. Non volevo turbarla con spiacevoli problemucci di ordine pubblico.
-          Questo lo lasci giudicare a me e mi dica tutto quello che sa!
-          Nulla Padrone, solo un gruppo di ragazzi che fanno baldoria. Hanno scoperto di essere capaci di pensare!
-          Davvero? Sono certi di sentirsi bene?
-          Sì, Signore! Dicono di avere avuto un’illuminazione e perciò si fanno chiamare “Illuministi”!
-          Illuministi? Bel nome mi piace. Dà l’idea della luce, della pulizia. E cosa dicono? Che bisogno hanno di fare tanto chiasso?
-          Dicono che tutti gli uomini nascono uguali, liberi e con gli stessi diritti. Sono molto entusiasti di questa scoperta, perciò creano tanto scompiglio.
-          Divertente; è tipico dei giovani sognare le cose più assurde.
Commentò sorridendo il Principe;
-          Infatti, Signore. Cosa vuole che faccia?
-          Li faccia uccidere tutti! Potrebbero crederci sul serio a queste fantasie e finire per farsi del male!
-          Bene Padrone sarà fatto.
Il Principe apprezzava molto la capacità del Gran Ciambellano di adeguarsi istantaneamente ai suoi desideri, qualunque fosse stata la sua opinione fino a quel momento. Del resto, il fedele suddito, non aveva ragione alcuna per contraddire il suo Signore. Un Padrone si sceglie e si ama per sempre. Perlomeno fino a quando non si decide di servirne un altro, ma con la stessa identica dedizione e fedeltà.
Il Principe delle  Monete

A partire da oggi pubblico i capitoli del libro:

 "Il Principe delle Monete - Una favola per adulti" ovvero " La Crisi Economica spiegata al cittadino che nulla sa di economia e Finanza e il ruolo Nefasto giocato dall'Unione Europea, dall'Euro e dal Professore".

Il Principe delle Monete” è una favola raccontata agli adulti e spiega in modo allegorico, ironico e a tratti comico, il funzionamento del sistema economico moderno, svelando il carattere arbitrario e pianificato dell’attuale crisi e il ruolo cruciale giocato dall’Euro e dall’Unione Europea.
Disponibile come e-book su Amazon.it

L’opera trae spunto dalle teorie economiche di John Maynard Keynes evolutesi oggi nella Modern Monetary Theory di Warren Mosler, Randall Wray, Stephanie Kelton e William Black.
Molti intuiscono qualcosa che non quadra nel mondo, non riesce a spiegarsi cosa ma lo avverte, in quello che i Media ci raccontano della crisi e del suo essere ineluttabile.
“Il Re è nudo” grida il bambino della favola di Andersen e tutti improvvisamente aprono gli occhi accorgendosi che il Potere, incarnato dalla figura del Re, è tanto radicato e pervasivo da permettersi di girare nudo per le strade, sicuro della cecità dei sudditi, suggestionati, incapaci di vedere la realtà con lo sguardo innocente del bambino.