ANNO 2033, ITALIA, CANTONE EUROPEO – CRONACHE DALL'ITALIA
RISANATA
Siamo stati selezionati per assistere alla prima del film “Il Trionfo della Volontà” che inaugura la mostra
del cinema di Roma, evento centrale delle celebrazioni per il decimo
anniversario della fondazione dell’Unione Federale Europea, di cui il Cantone
Italiano è orgoglioso di far parte.
Il lungometraggio è un
documentario che descrive la nuova Società sorta sulle ceneri di quella
spazzata via dalla grande crisi economica di inizio secolo e ha per
protagonisti persone comuni prese dalla strada. Molti tra quelli presenti in
sala si riconoscono nelle immagini proiettate sullo schermo e ne sono compiaciuti
e lusingati, felici di avere vissuto quel meritato momento di celebrità. Alla
fine del primo tempo una voce fuori campo, con garbo e ferma cortesia, da un annuncio
inatteso: dopo la proiezione il rientro a casa per gli spettatori non sarà
consentito.
Nel secondo tempo viene tempestivamente spiegato agli spettatori
increduli che il provvedimento si è reso necessario perché la casa non c’è più;
il Governo ha dovuto confiscarla in nostra assenza e per il nostro bene al fine
di contribuire a ripagare il debito pubblico contratto qualche decennio prima. Anni
in cui esisteva lo Stato Democratico e quando l’Italia, Nazione ancora autonoma,
viveva al di sopra delle proprie possibilità. In quel tempo una classe politica
irresponsabile aveva speso a piene mani la sua liretta per consentire agli Italiani
di comprare case, macchine, vestiti e gioielli, infischiandosene del debito
pubblico che inesorabilmente cresceva.
In quello stesso tragico periodo le Aziende private, finanziate con i denari di Stato, in cambio di posti di lavoro, tanti per la verità, lucravano enormi guadagni dalla vendita dei prodotti ai loro stessi operai. Un'indecenza. Sebbene allora fossimo diventati la settima potenza Industriale del Mondo si trattava di un risultato truccato perché, se anche era vero che tutti stavano bene e il livello di benessere degli Italiani fosse mediamente il più alto del mondo, i conti pubblici non erano a posto, no, no, no! L’Inflazione era alta, il debito pubblico era alto, e la lira era svalutata. Lo stomaco era pieno, tutti avevano una casa e un lavoro ma nelle algide stanze della Banca d’Italia e del Ministero del Tesoro scrupolosi funzionari non riuscivano a dormire vedendo i sacri indicatori non rispettati.
In quello stesso tragico periodo le Aziende private, finanziate con i denari di Stato, in cambio di posti di lavoro, tanti per la verità, lucravano enormi guadagni dalla vendita dei prodotti ai loro stessi operai. Un'indecenza. Sebbene allora fossimo diventati la settima potenza Industriale del Mondo si trattava di un risultato truccato perché, se anche era vero che tutti stavano bene e il livello di benessere degli Italiani fosse mediamente il più alto del mondo, i conti pubblici non erano a posto, no, no, no! L’Inflazione era alta, il debito pubblico era alto, e la lira era svalutata. Lo stomaco era pieno, tutti avevano una casa e un lavoro ma nelle algide stanze della Banca d’Italia e del Ministero del Tesoro scrupolosi funzionari non riuscivano a dormire vedendo i sacri indicatori non rispettati.
Oggi, a distanza di qualche
decennio, in quella sala buia, noi cittadini siamo costretti ancora una volta
ad aprire gli occhi. I padri della nuova Italia, con provvedimenti duri ma
giusti, ci stavano insegnando che lo Stato deve essere come una famiglia o una grande
Azienda, dove genitori e Manager severi e responsabili spendono al massimo
quello che guadagnano e salvaguardano in questo modo le generazioni future.
I Padri, lungimiranti, già
molti anni prima avevano istituito la Moneta Unica ,abbandonando quella di cui
eravamo proprietari, per evitarci la tentazione di ricadere nel vizio e tornare nuovamente a spendere in modo indiscriminato. Sullo schermo si proiettavano i volti dei
padri fondatori del nuovo ordine europeo Prodi, Ciampi, Padoa Schioppa, Amato e
il sempre lucido Napolitano le cui immagini venivano già da tempo venerate negli
atri di tutte le Banche del Paese. Le immagini sullo schermo mostrano poi, in
un crescendo drammatico, le file interminabili di popolo che si accalca all'ingresso
delle mense per i poveri, in strade ormai liberate dal traffico di macchine
inquinanti che nessuno può più permettersi, e su cui sfrecciano, veloci e solitarie, poche
fuoriserie e qualche autobus sovraccarico di passeggeri. La voce narrante
invita i cittadini a non abbattersi perché i sacrifici di quegli anni, pur
avendo causato un tasso di disoccupazione che sfiora il 50% e l'impossibilità
di avere il riscaldamento in casa, hanno portato i frutti sperati e si vede
ormai la luce in fondo al tunnel. Con le recenti privatizzazioni di
Venezia, degli Uffizi a Firenze e del Campo dei Miracoli a Pisa il grosso è
stato fatto e presto l'economia tornerà a crescere e si potrà sperare in un
futuro migliore. Nel frattempo il dovere dei cittadini è di continuare a
lavorare dodici ore al giorno, precario o no che sia il lavoro, di essere
flessibili e polivalenti, fedeli alla dottrina dei Padri Fondatori e al Governo
che dall'alto ci osserva e provvederà al nostro benessere, quando potrà.
L'ultima scena, su cui già
scorrono i titoli di coda, mostra un'immensa piazza piena di lavoratori,
circondata da militari in alta uniforme antisommossa, con i luccicanti fucili
ben in vista mentre alte si levano, spontanee, le grida di giubilo della
folla all'indirizzo del palco dove siedono le autorità tra cui spicca il
Premier Italiano Adolf Von Shubert.
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