domenica 15 dicembre 2013

Cultura, Ferocia e Pulizia Etica - “In memoria di Ovidio” questo sconosciuto

Con la Cultura non si mangia, e questo è falso e anche facilmente dimostrabile, basti pensare ai reperti di Pompei che fruttano milioni a Londra e polemiche in Italia; punto!
Ma perdita della cultura significa soprattutto perdita dell’umanità.
Ovidio ne “L’arte di amare” diceva: “l’avere appreso fedelmente le belle arti, ammorbidisce i costumi e non consente che essi siano feroci”
La cultura, secondo Ovidio e i latini, era l’elemento discriminante tra le persone civili e i barbari primitivi.
Abbiamo dimenticato questo insegnamento e stravolto i nostri valori anzi li abbiamo distrutti, nel senso che non ne coltiviamo alcuno.  E fatalmente abbiamo messo a nudo gli aspetti deteriori dell’essere umano, quelli più distruttivi e insani che non ci permettono ne di vivere integrati con le altre specie animali e con l’ambiente, pur essendo noi stessi animali, ne di innalzarci a vette di eccellenza quali pure la mutazione genetica subita dal nostro cervello, caratteristica principale della nostra specie, ci permetterebbe di fare.

Come prevedeva saggiamente Ovidio con la perdita della cultura è tutto sepolto dalla ferocia, carattere distintivo dell’uomo di oggi, spinto a dare il peggio di se per sopravvivere, costretto ad essere feroce sopra ogni cosa, dimentico del prima e del poi ma attento disgraziatamente solo all’adesso, per non lasciare alcuna traccia di se, se non un olezzo sgradevole; e non dura neanche quello.

E' la ferocia che ha promosso gli analfabeti e ha fatto emergere i falliti di successo, creando una situazione nella quale finiranno per prevalere i più prepotenti, quelli disposti al compromesso, qualunque esso sia, giacche nessun valore o cultura si pone come argine alla ferocia di specie, alla sopraffazione del tuo simile, per ottenere un qualunque vantaggio, alla vittoria del più agguerrito in vece del migliore.

Oggi l'unica discriminante sensata tra le opinioni politiche, apparentemente differenti ma accomunate da mancanza di cultura, valori, aspirazioni, memoria, visione del futuro, strategie di lungo respiro per il semplice bene comune, è quella tra chi pratica la pulizia etnica, e quelli, invece, che aspirano alla pulizia etica. Ovvero tra chi pratica la lotta feroce contro il nemico, solo perché non è della stessa parrocchia, indifferente ai contenuti o alle idee, e quelli che invece ambiscono a riacquistare il bene della cultura per ammorbidire i costumi e smorzare la ferocia che ci sta distruggendo.  


Una lotta trasversale quest’ultima, collettiva e condivisibile da chiunque, senza distinzioni di parrocchia, volta al bene comune, e foriera della probabilità che questo nostro bellissimo paese si risvegli dal torpore e dall'infelicità ritrovando l’antica sapienza umanistica che ci ha consentito di sopravvivere nei millenni.

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