LA FEDE AI TEMPI DEL COLERA
La Fede, almeno di nome, la conosciamo tutti, il
tempo del colera, e mi perdoni G. G. Marquez per il plagio, è riferito ai
giorni nostri, giorni di crisi, di povertà incipiente, anzi di carestia
imminente per molti, per troppi, provocata non da una penuria di beni ma da una
moderna pestilenza.
Se la fede fosse un sentimento ancora forte e
diffuso le Chiese oggi traboccherebbero di fedeli intenti ad invocare il
Signore perché faccia cessare il flagello che ci tormenta. Ma nulla di tutto
ciò accade e le folle, se si radunano, lo fanno sotto i palazzi istituzionali i
cui inquilini invero, nulla possono per alleviare le loro sofferenze, giacche
queste provengono da più lontano e da menti ben più raffinate a cui essi si
sono ormai da alcuni decenni venduti.
L’uomo, in realtà, nel corso di secoli è quasi
sempre stato sottomesso
a una minoranza di eletti che in virtù di nascita, di soprusi o di
spada, li hanno governati quale schiavi, sudditi o massa operaia. Solo gli
strumenti della dominazione, nel tempo, sono cambiati. Quelli nuovi, i più
moderni, ci hanno privato anche della consolazione di credere nel riscatto
ultraterreno, quello promesso in ogni epoca dai Preti, dopo la morte, quando
gli ultimi, non si sa bene perché solo allora, sarebbero diventati i primi. La
Fede, ovvero l’avere fiducia e quindi il nutrire speranza, di per se è
sufficiente, se abbastanza sentita, a sopportare qualunque angheria e
sofferenza, anche se protratta per una vita intera, tanto poi quella eterna
compenserà ampiamente.
Io di Fede non ne ho mai avuta abbastanza ma paura
di non esserci più quella si, unita al rammarico di non disporre di alcuno strumento
di consolazione dell’anima osservando il trascorrere degli anni.
Semmai l’avessi avuta la fede mai mi sarei potuto
trattenere dal donarmi anima e corpo al mio prossimo, soccorrendo, aiutando chi
soffre e facendo il bene sopra ogni cosa.
Ma tale pratica, anche tra chi è convinto di
avercela la fede, viene esercitata solo parzialmente, tranne rare eccezioni tra
i Santi, mentre l’essere umano in generale rimane invece avvezzo a ben altre
pulsioni delle quali è massimamente esperto.
Tant’è che chi abbraccia la fede solitamente lo fa
disegnandola a sua misura in modo che lasci spazio a quanto di terreno meglio
solletica e compiace il suo animo: la casa, bella o bellissima se si può, il
vestito piuttosto che la vacanza o il gioiellino.
Se poi questa misura deve contenere anche orpelli
intangibili quali il successo, la visibilità all'interno del proprio mondo,
piccolo o grande che sia, il diventare qualcuno, capite bene che di spazio per
la Fede ne resta sempre meno.
Una serie di vicende storiche, dipanatesi dall'illuminismo
alla fine del secolo scorso, conseguenti a idee e azioni di menti geniali,
ispirate sicuramente da una qualche divinità, ci aveva consentito, per una
manciata di anni, di abbandonare progressivamente la nostra normale condizione
di schiavi e edificare dei sorprendenti sistemi sociali, chiamati Stati
Democratici. Oggi che queste conquiste ci vengono brutalmente strappate via e
ci vediamo spinti nuovamente nel buio del medioevo sociale, viene a mancarci
perfino la consolazione della Fede.
La Chiesa, accorto gestore del potere nei secoli e
avendone perso in abbondanza in questi anni, ha reagito per prima e preso le
dovute contromisure, tentando di spingere il mondo in una direzione nuova.
Quando Papa Ratzinger, con eccezionale scelta di
tempo, decideva di passare alla storia per le sue dimissioni dal soglio
Pontifico, gli studiosi di Economia, per primi, avrebbero potuto indovinare che
il prossimo Papa sarebbe arrivato dall'America Latina, un Brasiliano o un
Argentino.
Un economista accorto e competente, che non
guardasse solo al pollaio di casa propria, avrebbe dovuto sapere che in quei
luoghi stava crescendo l’embrione di una nuova Umanità, finalmente contrapposta
al modello belligerante, cinico, elitario che ha imperversato nei secoli fino ai
giorni nostri.
Bergoglio è argentino e quale che siano i suoi
rapporti con la 'Presidenta' Kirchner, ne ricalca autorevolmente gli ideali e porta
alto il vessillo di quella Nazione e di quella regione del mondo che per prima
si sta ribellando al giogo economico che ha sostituito il dominio coloniale di
stampo militare con quello ben più aspro e iniquo di matrice economica e
finanziaria. In questi paesi si sperimenta la lotta ad armi pari con il mostro multicefalo
le cui taste rispondono ai nomi di FMI, WTO e Banca Mondiale, una lotta di
Nazioni tornate sovrane che utilizzano, questa volta in maniera consapevole,
l’immane potere conferitogli dalle leggi e dal sostegno del popolo per gestire
l’economia impugnando l’arma della Moneta sovrana e la politica di spesa a deficit per creare
sviluppo, lavoro e piena occupazione.
Se fosse vivo, John Maynard Keynes oggi vivrebbe in America
Latina.
In questo contesto, più ancora delle sue parole, a
mio parere, conta il fatto che Papa Bergoglio sia argentino e che la Chiesa
con la sua elezione ha tracciato un nuovo solco lungo cui la Fede dovrà essere seminata.
La Nuova Evangelizzazione, al contrario di quella vecchia, che si poneva come
la consolazione e il rifugio per le masse degli ultimi, passa invece attraverso
la ricerca della vittoria sulla povertà, il soddisfacimento pieno dei bisogni
primari dell’uomo grazie all'azione di uno Stato forte e padrone degli
strumenti economici con l'obiettivo di garantire prima di ogni cosa Lavoro, Casa e Salute ai
cittadini. La Fede non dovrà trovare più il suo fondamento nella paura e nell'ignoranza
ma nella consapevolezza che l’Uomo, liberato dalla schiavitù del bisogno è
fondamentalmente buono, trova piacere nel fare del bene e vivere in pace
abbracciando con rinnovata gioia i precetti cristiani che sono innati alla sua
natura.
A suggello di queste mie riflessioni voglio citare alcuni
imperativi contenuti nell'Esortazione Apostolica “Evagelii Gaudium” di Papa Francesco (Cap. II
Par I da 53 a 60) e che sottolineano l’enorme spinta rivoluzionaria promossa
dalla Chiesa moderna:
No a un’economia dell’esclusione
Oggi dobbiamo dire “no a
un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questa è esclusione.
La cultura del benessere ci anestetizza e
perdiamo la calma se il mercato offre qualcosa che non abbiamo ancora comprato,
mentre tutte queste vite stroncate per mancanza di possibilità ci sembrano un
mero spettacolo che non ci turba in alcun modo.[...]
No alla nuova idolatria del denaro
La crisi
mondiale che investe la finanza e l’economia manifesta i propri squilibri e [..]
riduce l’essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo.
Mentre i guadagni di pochi
crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più
distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da
ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione
finanziaria. Perciò negano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di
vigilare per la tutela del bene comune. Si instaura una nuova tirannia
invisibile, a volte virtuale, che impone, in modo unilaterale e implacabile, le
sue leggi e le sue regole. Inoltre, il debito e i suoi interessi allontanano i
Paesi dalle possibilità praticabili della loro economia e i cittadini dal loro
reale potere d’acquisto.
No a un denaro che governa invece di servire
Dio è incontrollabile, non
manipolabile, persino pericoloso, in quanto chiama l’essere umano alla sua
piena realizzazione e all'indipendenza da qualunque tipo di schiavitù.
[…]Il denaro deve servire e
non governare!
A voi lascio di riflettere su queste parole.
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