venerdì 7 febbraio 2014

Piccola antologia di “democrazia europea”




Dalle dichiarazioni dei protagonisti ecco spiegato perché l’Europa per fare passi avanti ha bisogno di devastare la società, avvilire la cultura, generare disoccupazione di massa, far suicidare imprenditori e lavoratori, gettare nello sconforto e nella disperazione milioni di giovani e produrre miseria.
1) Jean Claude Juncker (ex presidente dell’Eurogruppo), 21 dicembre 1999 su Der Spiegel:
«Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere cosa succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno».

2) Giuliano AmatoEuObserver del 12 luglio 2007:
«[I leader Europei] hanno deciso che il documento [Trattato Lisbona] avrebbe dovuto essere illeggibile. [...] Se fosse stato comprensibile, ci sarebbero state ragioni per sottoporlo a referendum, perché avrebbe significato che c’era qualcosa di nuovo. I primi ministri non produrranno niente direttamente perché si sentono più al sicuro con la cosa illeggibile. Essi possono presentarla meglio, in modo da evitare pericolosi referendum».
3) Tommaso Padoa Schioppa su Commenataire n. 27, autunno 1999:
«La costruzione europea è una rivoluzione, anche se i rivoluzionari non sono dei cospiratori pallidi e magri, ma degli impiegati, dei funzionari, dei banchieri e dei professori. [...] L’Europa non nasce da un movimento democratico. [...] Tra il polo del consenso popolare e quello della leadership di alcuni governanti, l’Europa è nata seguendo un metodo che potremmo definire con il termine di dispotismo illuminato».
4) Helmuth Kohl, al Telegraph del 9 aprile 2013.
«Sapevo che non avrei mai potuto vincere un referendum in Germania. Avremmo perso il referendum sull’introduzione dell’Euro. Questo è abbastanza chiaro. Avrei perso sette a tre. [...] Nel caso dell’Euro sono stato come un dittatore».
5) Jacques Attali (uno dei padri fondatori europei), 24 gennaio 2011, all’Università partecipativa:
«Abbiamo minuziosamente “dimenticato” di includere l’articolo per uscire da Maastricht. In primo luogo, tutti coloro, e io ho il privilegio di averne fatto parte, che hanno partecipato alla stesura delle prime bozze del Trattato di Maastricht, hanno …o meglio ci siamo incoraggiati a fare in modo che uscirne …sia impossibile. Abbiamo attentamente “dimenticato” di scrivere l’articolo che permetta di uscirne. Non è stato molto democratico, naturalmente, ma è stata un’ottima garanzia per rendere le cose più difficili, per costringerci ad andare avanti».
6) Romano Prodi sul Financial Times, del 4 dicembre 2001:
«Sono sicuro che l’Euro ci costringerà a introdurre un nuovo insieme di strumenti di politica economica. Proporli adesso è politicamente impossibile. Ma un bel giorno ci sarà una crisi (ah, lo sapeva che l’Euro avrebbe generato una crisi!) e si creeranno i nuovi strumenti».
7) Mario Monti, 22 febbraio 2011, al convegno Finanza: comportamenti, regole istituzioni, LUISS:
«Non dobbiamo sorprenderci che l’Europa abbia bisogno di crisi, crisi gravi, per fare passi avanti. I passi avanti dell’Europa sono per definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello comunitario. È chiaro che il potere politico ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale possono essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle perché c’è una crisi in atto visibile, conclamata».
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Quindi l’Europa per fare passi avanti ha bisogno di devastare la società, avvilire la cultura, generare disoccupazione di massa, far suicidare imprenditori e lavoratori, gettare nello sconforto e nella disperazione milioni di giovani e produrre miseria.
Notevole ammissione, ma ce n’eravamo già accorti.
di Piotr
Fonte: http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=96749&typeb=0&Bankitalia-Pinocchio-e-la-Fata-Turchina

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